Le principali teorie educative

L'INFLUENZA DEGLI ALTRI

La relazione educativa, cioè il rapporto che si crea all'interno del processo formativo tra docenti e allievi, e che influenza il rapporto tra gli studenti all'interno del gruppo-classe.
Innanzitutto non è una semplice interazione sociale (pensiamo a due persone in attesa del bus si scambiano due parole), ma nasce da un'interazione sociale stabile, perché i suoi protagonisti (insegnanti e studenti) si incontrano frequentemente, condividono spazi comuni, svolgono insieme attività.
In secondo luogo, come in ogni relazione sociale, anche la relazione educativa esercita un' influenza sociale. In ogni relazione infatti siamo investiti da aspettative, attese, richieste che condizionano il nostro comportamento. La società propone o addirittura impone modelli di comportamento. Questa influenza è particolarmente evidente nella relazione educativa, nella quale agli allievi è chiesto di apprendere conoscenze, modificare il proprio comportamento, imparare a gestire le proprie energie.
Alcuni sociologi hanno affermato che la scuola è l'anello di congiunzione tra società e individuo, e che il suo scopo è preparare i giovani a essere cittadini adatti a vivere nella società.
le relazioni sociali sono importanti perché una persona acquisisce le proprie specificità all'interno di relazioni (con genitori, amici, educatori, ecc.).
La relazione sociale si basa sulla comunicazione verbale e non verbale; può svilupparsi in forme conflittuali o collaborative; è composta da componenti esplicite e componenti inconsapevoli; si radica in un contesto dal quale è influenzata e che a sua volta influenza. 


Le 3 teorie:
LA TEORIA PSICOANALITICA

Secondo la psicoanalisi la classe è il luogo di incontro-scontro di forze inconsce, che emergono attraverso una varietà di sintomi: esplosioni di collera, forme di mutismo, insuccessi scolastici, eventi che possono sconcertare e sembrare privi di ragioni. La psicoanalisi aiuta a interpretare tali sintomi e a ricercare le cause profonde che ne sono all'origine, senza trascurare la storia personale di un bambino o di un adolescente.
Fenomeni di transfert: con i quali, a scuola, i ragazzi proiettano sull'insegnante le dinamiche del rapporto con i loro genitori; per un adolescente, la riuscita scolastica può essere un mezzo di rivincita su una determinata persona; un altro, invece può provocare l'insegnante per mettere ala prova se stesso e dare sfogo alle proprie pulsioni.
Fenomeni di proiezione: quando qualcosa, all'interno della nostra pisiche, è avvertito come pericoloso, viene inconsapevolmente proiettato all'esterno. (es. ragazzo che teme di essere timido)
L'immagine di se: si costruisce attraverso un lungo percorso, a partire dal rapporto con la madre e con altre figure di riferimento. In ogni relazione incide profondamente sul modo di comportarsi.

La psicoanalisi offre all'insegnante strumenti untili per capire non solo gli studenti ma anche se stesso. Gli atteggiamenti di un insegnante, per esempio, sono riconducibili a conflitti infantili con i genitori particolarmente autoritarie o prive di fermezza. Secondo la psicoanalisi, dunque, nel rapporto con gli allievi un insegnante è spinto a rivivere la propria infanzia.


TEORIA UMANISTA

La psicologia umanistica prende in esame il comportamento del docente e i suoi effetti sull'alunno. Principale esponente Carl Rogers, che ha elaborato una forma di psicoterapia basata sul rapporto di parità tra terapeuta e paziente.
Ispirandosi a questo approccio, un insegnamento, per risultare efficace e significativo deve essere flessibile e spostare il suo interesse dai contenuti al protagonista della relazione educativa: l'ALUNNO.

Tre atteggiamenti chiave:
  • autenticità o congruenza 
  • considerazione positiva incondizionata 
  • comprensione empatia
Questi atteggiamenti sono in stretto rapporto tra loro. L'educatore deve porsi dal punto di vista dell'allievo (empatia), senza avere pregiudizi o imporre cambiamenti del comportamento (considerazione positiva incondizionata) per motivare l'allievo a conoscere se stesso e a stabilire una continuità tra l'immagine di se e le proprie esperienze (congruenza) diventando più autentico e genuino.
La scuola, sostiene Rogers, deve "creare individui aperti alle continuità ed alle trasformazioni". 
L'educatore deve insegnare a imparare, cioè fornire gli strumenti metodologici necessari per usare consapevolmente le conoscenze. L'allievo dovrà poi essere in grado di valutare da solo (autovalutazione) l'apprendimento avvenuto e quindi provare soddisfazione per i risultati ottenuti: questo coinvolgimento sarà indispensabile per il successo scolastico.
Di conseguenza cambia profondamente la figura dell'educatore, il cui ruolo non sarà quello di trasmettere le conoscenze ma di facilitare l'apprendimento: il rapporto di fiducia e sicurezza emotiva che riuscirà a stabilire con l'alunno avvierà un processo di educazione e trasformazione della persona.




LA TEORIA SISTEMICA

Tutto è comunicazione e il mondo psichico è un sistema, ossia nel quale il mutamento di una parte influenza tutte le altre. Secondo Paul Watzlawich, uno dei più noti esponenti dell'approccio sistemico, per spiegare un singolo fenomeno occorre prendere in considerazione tutto il suo contesto. Ciò significa che, per esempio, l'improvviso insuccesso scolastico di un ragazzo potrà essere spiegato esaminando il contesto o i contesi di vita del ragazzo (la famiglia, la classe, il gruppo di amici ecc..).
Secondo la teoria sistematica l'educatore deve:
  • deve favorire la riorganizzazione interna ogni volta che un nuovo elemento la turba
  • individuare le persone - chiave il cui mutamento di atteggiamento rende possibile il mutamento collettivo, e individuare gli aspetti aperti al mutamento sia per il gruppo sia per il singolo allievo
  • tiene sotto controllo l'ansia o stimola l'attenzione quando si presenta un problema o viene assegnato un compito: un'ansia eccessiva genera la fuga difronte al compito da affrontare e un livello troppo basso di ansia determina una bassa motivazione. Ogni volta che un problema viene risolto si crea un nuovo tipo di stabilità dinamica.
Sulla base di queste considerazioni l'approccio sistemico sottolinea come le abilità relazionali dell'educatore siano strutture interazionali , perché l'educatore deve essere capace di interagire in modo corretto sia con il singolo che con il gruppo. Inoltre deve controllare il circolo comunicativo e orientarlo in una direzione comune finché tutti comunichino tra loro.
Parliamo di "circolo comunicativo" perché la comunicazione non è unidirezionale, ma che ascolta, reagisce (con domande, commenti, espressioni del viso ecc...), condizionando chi sta parlando.





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